Berufsverbot

Il caso del Berufsverbot, l’interdizione professionale per tutti i “nemici della Costituzione”, dimostra quali guasti abbia prodotto nella democrazia tedesca un’adesione passiva allo stato bundesrepubblicano, indotta da un’ideologia di massa che investe le istituzioni e il concetto stesso di democrazia e ottenuta mediante un esteso controllo sociale e culturale a cui pochi, e non senza gravi rischi, hanno saputo sottrarsi.

 

Su iniziativa di Aldo Natoli, Lelio Basso e Enzo Collotti si costituisce a Roma nell’ottobre 1977 il “Comitato per la difesa della democrazia e dei diritti civili nella Repubblica Federale Tedesca”  al quale aderiscono Padre Balducci, Cesare Cases, Mario Didò, Inge Feltrinelli, Emilia Giancotti, Lucio Lombardo Radice, Federico Mancini, Salvatore Senese e Alberto Tridente. La segreteria rafforzata da compagni del Circolo culturale Montesacro e dell’Università di Urbino è formata da una decina di giovani tedeschi e italiani che si incontra regolarmente alla Fondazione Basso. Tra l’ottobre 1977 e maggio 1980 si pubblica un Bollettino per analizzare la stabilizzazione autoritaria della democrazia in Germania attraverso i Berufsverbote introdotti già nel 1972 con gravi responsabilità dello stesso Brandt.

 

Dichiarazione del Comitato di iniziativa e di appoggio alla difesa dei diritti civili e delle libertà democratiche nella RFT (26.10.1977)

Germania 1980. Una scadenza per l’Europa. Comitato di iniziativa e di appoggio alla difesa dei diritti civili e delle libertà democratiche nella RFT. “Il ruolo internazionale della RFT”, Aldo Natoli, Libreria Feltrinelli

Bollettini ADISTA (Agenzia di informazioni stampa) – Informazioni, documenti e commenti sulla situazione della RFT:

 

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